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Rappresentazione visiva dell'articolo: Fondi comuni d'investimento: cosa sapere prima di sottoscriverli

I fondi comuni di investimento sono tra gli strumenti finanziari più proposti a risparmiatori e investitori in Italia. Presentati spesso come soluzioni sicure e gestite da professionisti, nascondono però alcuni limiti che è importante conoscere.

In questo articolo analizziamo le caratteristiche dei fondi comuni, i loro vantaggi, ma soprattutto i costi e i rischi che possono incidere in modo significativo sulla redditività dell’investimento.

Accenneremo anche a un’alternativa più efficiente: gli ETF.


🔹 Cosa sono i fondi comuni di investimento?

Un fondo comune è un patrimonio collettivo suddiviso in quote, gestito da una società di gestione del risparmio (SGR), da una SICAV o da una SICAF. Il denaro raccolto viene investito in strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, titoli di stato e in alcuni casi anche immobili.

Chi acquista una quota di fondo diventa a tutti gli effetti titolare di una parte del portafoglio, con il diritto a partecipare agli eventuali utili (e alle eventuali perdite).


🔹 I vantaggi dichiarati dei fondi comuni

Gestione professionale: il portafoglio è affidato a gestori esperti che selezionano titoli con l’obiettivo di massimizzare il rendimento.

Separazione patrimoniale: il patrimonio del fondo è distinto da quello della società di gestione, quindi è protetto da eventuali creditori della stessa.

Controlli e vigilanza: i fondi sono monitorati da autorità pubbliche (come Consob e Banca d’Italia) e da enti privati.

Accesso a diversificazione: con un solo investimento, si accede a un portafoglio diversificato.


🔹 I lati oscuri: costi elevati e performance deludenti

Se da un lato la gestione professionale può rappresentare un punto di forza, dall’altro i costi dei fondi comuni rappresentano il vero tallone d’Achille.

📌 Commissioni di gestione elevate: in molti casi superano il 2,5%-3% annuo, anche quando il fondo non produce extra-rendimento rispetto al mercato.

📌 Commissioni di ingresso, uscita e performance: spesso non immediatamente visibili, ma che erodono i rendimenti incrementando i costi di gestione.

📌 Costi impliciti da gestione attiva: oltre alle spese riportate nel KID, esistono costi nascosti legati al mancato rendimento. La gestione attiva, infatti, ha dimostrato nel tempo di non riuscire sistematicamente a battere il mercato. Questo differenziale, difficilmente calcolabile in autonomia, può essere individuato solo con l’aiuto di un consulente indipendente privo di conflitti di interesse. Nel lungo periodo, si è rivelato una vera zavorra per molti investitori.

📌 Performance sotto la media: numerose statistiche dimostrano che, nel lungo periodo, la maggior parte dei fondi a gestione attiva non riesce a battere il proprio indice di riferimento.

Questi fattori possono portare il risparmiatore a ottenere rendimenti significativamente inferiori rispetto a strumenti simili, ma più efficienti, come gli ETF.


🔹 ETF: l’alternativa più trasparente e conveniente

I fondi comuni hanno dei “cugini” meno costosi e più trasparenti: gli ETF (Exchange Traded Fund). Si tratta di fondi a gestione passiva che replicano un indice e che, grazie a commissioni molto più basse e performance più aderenti al mercato, si dimostrano spesso una scelta più efficiente per chi punta al lungo periodo.


🔹 Le principali tipologie di fondi comuniI fondi comuni si distinguono in due macro categorie:

Fondi aperti: l’investitore può entrare o uscire in qualsiasi momento. Sono i più diffusi e includono:

Fondi azionari: investono in azioni, alto rischio e potenziale rendimento elevato.

Fondi obbligazionari: investono in titoli di stato o obbligazioni societarie.

Fondi bilanciati: mix di azioni e obbligazioni.

Fondi monetari: investono in strumenti a breve termine, con rischi e rendimenti contenuti.

Fondi flessibili: modificano la strategia in base al mercato, ma spesso non riescono a generare valore aggiunto. Fare market timing, infatti, è molto complesso anche per i gestori.

Fondi chiusi: prevedono finestre temporali specifiche per l’ingresso e l’uscita. Investono anche in asset poco liquidi, come immobili o società non quotate.


🔹 Cosa fare prima di sottoscrivere un fondo

✅ Prima di investire, è fondamentale leggere attentamente il KID (Key Information Document), in cui sono riportati costi, rischi e caratteristiche del fondo.

✅ Valuta anche i costi impliciti, come il delta tra rendimento atteso e reale, spesso imputabile alla gestione attiva.

✅ Verifica l’indice di riferimento del fondo e confronta la performance storica con quella del mercato.

✅ Fai attenzione ai costi complessivi: anche un piccolo 1% annuo può erodere decine di migliaia di euro in 20-30 anni di investimento.

✅ Valuta se un ETF potrebbe offrirti lo stesso profilo di investimento con costi decisamente inferiori.


🔹 Conclusione: serve consapevolezza

I fondi comuni di investimento rappresentano uno strumento utile per chi desidera accedere a un portafoglio diversificato, ma vanno analizzati con attenzione, soprattutto in merito ai costi, ai rendimenti reali e alla trasparenza.

In un contesto in cui efficienza, chiarezza e costi contenuti fanno la differenza, gli ETF si impongono come un’alternativa più moderna e vantaggiosa per il risparmiatore. Hai fondi comuni in portafoglio e vuoi verificarne i costi nascosti e l’efficienza?

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